sabato 27 agosto 2011

19-08-2011 La doppia Venezia da Nobel raccontata da un romano figlio d'arte: Federico Moccia.

Viaggio per Stoccolma per colmare i freschi necessari e per non disperdermi nei miei dedali urbani. La capitale "Svetska" è luogo primo del libro di Stieg e di Federico Moccia. Di barca si arriva a Helsinki e ancora a Tallin fin in breve a Sant Pietroburgo. Luoghi vicini da sempre prima che la comunicazione da Meucci in avanti evitasse il freddo vento sulle gote delle leggi della cinetica. Moccia è figlio d'arte e non sorprende che superi tutti per capacità di produzione e autosufficenza. Scrive romanzi, li legge è evidente, poi li riduce, sceneggia insomma fino a dirigere attori per la realizzazione figurata di ciò che lui stesso ha creato, ricreato e mosso decriptando. I tempi poi di realizzazione sono di un anno lo scritto e altrettanto per il film. L' inedito scritto di 62 pagine che ha salvato la mia ignoranza è di ieri col corriere. "La Bugia". Grazie Federico per le tue analisi generazionali! Anche se ti porti appresso quell'accento da romanaccio come il tuo amico Bonolis e Raul Bova compagni di comunicazione.

Grazie.

Dott. Carlo Pellegrino.

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